Eremo Le Celle
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L’Eremo le Celle è il primo eremo di San Francesco e forse è proprio per questo che conserva ancora tutta la semplicità che il ‘poverello di Assisi’ ricercava nei luoghi dove si immergeva in preghiera. Inoltre il Santo, che è stato un ‘ecologista ante litteram’, per il suo primo monastero, sceglie un luogo dove la natura si presenta in tutto il suo splendore: boschi di lecci, piante sempreverdi che colorano anche gli inverni ‘più bianchi’ ed un ruscello che scorre impetuoso. La pace e la serenità caratterizzano questo luogo anche se, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non vi regna il silenzio assoluto. Non ci sono ‘rumori artificiali’ ma solo i ‘suoni della natura’: le fronde degli alberi mosse dal vento, il rumore dell’acqua, gli uccelli che cantano in ogni stagione. Ed è così che dopo aver rigorosamente spento i cellulari potrebbe capitarvi di ascoltare qualcosa che nel frastuono delle nostre città non si riesce mai a sentire: voi stessi!
EREMO DELLE CELLE: DOVE SI TROVA E COME ARRIVARE. ‘Le Celle’ si trovano a soli 4 km da Cortona, il delizioso borgo della Val di Chiana in provincia d’Arezzo. Il Monastero è arroccato sul Monte Sant’Egidio e nella gola che divide in due gruppi gli edifici che lo compongono, scorre un tipico ruscello di montagna. Per arrivare alle Celle da Cortona si percorre la Strada Provinciale 34 Umbro Cortonese e, una volta giunti a destinazione, si può lasciare comodamente l’auto nel parcheggio. Nella bella stagione e soprattutto se siete allenati, può essere una bella idea fare il percorso a piedi. Camminando tra i boschi vi immergerete subito nella meravigliosa natura che circonda la struttura monastica.
EREMO LE CELLE CORTONA: STORIA. Iniziamo dal nome, ‘Le Celle’ che non deriva dalle piccole dimore dei frati, bensì da alcune costruzioni ricavate nella roccia ed edificate da pastori e contadini. Alcune di queste utilizzavano l’energia del ruscello ed erano provviste anche di piccoli mulini. San Francesco arrivò a Cortona intorno al 1211 e qui conobbe Guido Vagnotelli, un giovane di buona famiglia che lo riceveva spesso a casa sua per pregare insieme. Ben presto, affascinato dalle parole e dal fervore di San Francesco, si decise a seguire la vocazione religiosa. Ma fece di più: offrì al Santo il luogo dove poi sarebbe sorto l’Eremo. Credeva infatti, che quel luogo isolato, custodito dai fitti boschi e immerso nella natura incontaminata del Monte Sant’ Egidio, sarebbe stato perfetto per la preghiera. E non si sbagliava! L’eremo delle Celle fu, infatti, il primo costruito da San Francesco e la sua edificazione precedette di quattro anni anche quella della Verna. Tra le altre cose, è anche uno dei pochi che è arrivato fino a noi subendo pochissimi cambiamenti, dandoci dunque un’idea ben chiara dei luoghi di preghiera che tanto piacevano al Santo: immersi nel silenzio per favorire la contemplazione e circondati dalla natura così da suscitare infinite lodi al Signore.
All’inizio, l’eremo delle celle di Cortona, era costituito solo dalla cella di San Francesco e da un piccolo oratorio. La cella era veramente spartana: c’erano solo un giaciglio per dormire, una sedia ed un’asse di legno fissata al muro a mo’ di scrivania. San Francesco soggiornò spesso alle Celle di Cortona. Lo utilizzava come punto di sosta quando si recava da La Verna ad Assisi oppure a Siena. Qui, secondo le fonti, nel maggio 1226, dettò il suo ‘Testamento’ dove viene ripercorso tutto il suo cammino spirituale. In quel periodo si trovava nel Monastero di Cortona per curare un grave problema che aveva agli occhi; purtroppo l’aria buona e la pace delle Celle non riuscirono a migliorare né quel problema né altri e, nell’ottobre dello stesso anno, San Francesco purtroppo morì ad Assisi. Una volta terminata la Basilica di Assisi, a partire dal 1239, frate Elia che non per niente viene detto ‘il braccio muratore di San Francesco’, si dedicò alle Celle di Cortona. Utilizzò le pietre delle grotte, frantumandole, per costruire un piccolo oratorio davanti alla cella di San Francesco alla quale ne aggiunse altre otto, uguali nella struttura e nella spartana semplicità. Nelle piccole ‘stanzette’ alle falde del Monte Sant’Egidio hanno vissuto o magari passato qualche notte lo stesso Frate Elia, Il Beato Guido (colui che aveva donato il luogo a San Francesco), il Beato Vito dei Viti, S. Antonio da Padova, S. Bonaventura e Lorenzo da Brindisi.
Il rapporto tra S. Francesco e Cortona si è rivelato fondamentale anche nella storia di uno dei personaggi più importanti della storia del francescanesimo: Margherita da Cortona che nacque nel borgo del Valdarno nel 1247 e che fu sicuramente ispirata da San Francesco. Giovanissima era diventata la ‘concubina’, come si diceva a quei tempi, di un mercante di Montepulciano dal quale aveva avuto un figlio, un vero scandalo in quel periodo. Quando, in seguito alle lotte tra Guelfi e Ghibellini, il mercante fu ucciso, lei si pentì della vita che aveva condotto fino a quel momento e si dedicò alla preghiera ed ai poveri, esattamente come predicava San Francesco.
Dal 1253, anno in cui morì Frate Elia, fino al 1537 il convento ‘Le Celle’ di Cortona attraversò una serie di periodi in cui fu praticamente disabitato; poi, finalmente, il Vescovo di Cortona Leonardo Bonafede lo consegnò all’appena nato ordine dei Cappuccini. Questi, fino al 1988, ne fecero la sede del noviziato. Attualmente vi risiedono solo sei monaci che continuano l’esperienza di preghiera ereditata da San Francesco.
L’EREMO DI CELLE OGGI. Arrivando si nota subito la struttura a gradoni che segue senza deturpare l’andamento della montagna, così come aveva voluto frate Elia. Aveva anche orientato il tutto in modo da ricevere il più possibile i raggi del sole. Il nucleo originario era composto dalla cella di San Francesco, da un oratorio che in realtà veniva usato per i momenti di comunità e dalle altre celle. Frate Elia nel 1232, durante le opere di consolidamento e muratura, utilizzò soprattutto le pietre che trovava lì in montagna e nel fiume. Osservando l’insieme dell’eremo si percepisce lo stacco rispetto alle costruzioni dei Cappuccini che, invece, mescolavano pietre locali e mattoni. D’altronde questi avevano bisogno di spazi più ampi e non avevano forse il tempo di reperire le pietre. Adesso la struttura comprende la Chiesa, la Cappellina della Santa Trinità, l’Oratorio di San Franceschino, due casette per l’accoglienza dei visitatori e alcuni caratteristici ponti.
- Cella di San Francesco. Si trova nella parte più alta dell’eremo ed è in fondo l’origine di tutto. Inutile dire che è la più visitata di tutto il convento... vi basterà affacciarvi all’entrata per capire il motivo. Pensare che, lì fra quelle mura, San Francesco ha pregato e vissuto mette davvero i brividi. L’icona della Vergine davanti alla quale si inginocchiava è una copia, ma ciò non toglie assolutamente nulla alla suggestione creata dal luogo. Anche vedere l’umile giaciglio dove dormiva fa riflettere. Come avrà fatto a trovare tanta ‘gioia’ in quella stanza spoglia restando per di più isolato dal mondo? Sembra proprio strano, vero?
- Antico Oratorio e Cappella della Trinità. L’antico oratorio rettangolare era in passato adibito a dormitorio dei frati. Al piano superiore c’era un locale utilizzato come rimessa ma nel 1988 quando la Chiesa principale venne restaurata, venne utilizzato per allestire una piccola cappella. Ancora oggi è un luogo dove chi giunge alle Celle, può trovare qualche momento di preghiera e raccoglimento avendo anche la possibilità di ammirare l’affresco della SS. Trinità.
- La Chiesa. E’ una tipica chiesa francescana, spoglia all’interno e caratterizzata da una struttura semplice ad una sola navata. E’ dedicata a Sant’Antonio da Padova che passò del tempo in una delle antiche cellette. Il santo è raffigurato in una statua che si trova in una nicchia alla destra dell’altare, mentre a sinistra si trova quella di San Francesco. L’altare in legno fu costruito da Fra Remigio da Firenze nel 1695 per dare maggiore risalto alla pala di Giovanni Marracci. A destra della facciata della Chiesa si trova anche la Cappella di San Felice da Cantalice che fu fatta costruire da Maria Venuti detta ‘la papessa’. Fu sempre lei a commissionare a Simone Piginoni la pala dell’altare che raffigura il San Felice.
- I ponti. I ponti che uniscono le due rive sono forse il simbolo stesso dell’Eremo di San Francesco a Cortona. Anzi sono proprio questi, insieme alle ‘casette di pietra’, a conferirgli l’aspetto di un presepe con tanto di ruscello. Il ponte di mezzo, detto ‘Barbierini’, deve il suo nome ad un novizio illustre che apparteneva alla famosa famiglia romana e che era anche il fratello di Papa Urbano VIII. Il Ponte del Granduca, invece, fu fatto costruire nel 1728 in sostituzione di un vecchio ponte che era ormai piuttosto malridotto e forse addirittura già crollato. Il nuovo ponte fu eretto in poco più di due settimane e fu dedicato al Granduca, anche se i finanziamenti provenivano dal comune di Cortona. Il ponte che si trova a monte, è quello che ha avuto la vita più travagliata: prima fu costruito in legno e poi in ferro ma, nonostante questo, fu portato via dalla piena. Nel 1979 finalmente lo si è costruito con una solida struttura in pietra che si adatta con l’ambiente e che per il momento sembra anche reggere alla forza dell’impetuoso torrente!
- Oratorio di San Franceschino. Lo trovate appena prima di entrare all’interno dell’eremo, a fianco del cancello di entrata: ha una navata unica e le tele all’interno sono piuttosto recenti. La Cappella fu affidata ai Cappuccini nel 1785 ed era già sede della Compagnia di San Francesco.
Anche se il convento non è più il luogo dove venivano formati i novizi, è ancora abitato da alcuni frati che come tutti i Cappuccini seguono una regola molto rigida. Per questo molti degli edifici non possono essere visitati. All’eremo ‘Le Celle’ gli orari di visita vi consentiranno, però, di poter vedere quasi sempre quello che si può visitare: l’eremo è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19. Potete camminare tra le casette, ammirare il panorama e seguire il sentiero che porta nel bosco. Potete anche acquistare qualche ‘ricordino’ nel negozietto che, nel perfetto spirito del luogo, non ha nemmeno il cassiere. No, tranquilli, non ci sono le casse automatiche come al supermercato! Qui semplicemente prendete ciò che vi interessa e lasciate i soldi nell’apposita cassettina.
Ma il ricordo più bello che porterete con voi, ritornando da Cortona e dall’Eremo ‘Le Celle’, sarà qualcosa di intangibile, qualcosa che non ha prezzo tanto è il suo valore: sarà la pace e la serenità che sicuramente avrete sperimentato. E non solo se siete credenti. C’è qualcosa di misterioso, primordiale ed universale in questo luogo. E’ bello pensare che quest’atmosfera, fortunatamente immutata da secoli, sia la stessa che ha spinto San Francesco a sceglierlo. Come dice uno dei tanti cartelli di legno appesi lungo i camminamenti ‘fermati nel silenzio e davanti a Dio riscopri chi sei’. Ecco è proprio questa la magia dell’Eremo delle Celle: la capacità di avvolgerci nel silenzio e nella natura per permetterci un contatto più profondo con noi stessi. Che sia per una preghiera, una riflessione, un pensiero…