Badia a Coltibuono
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L’Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono è sicuramente uno dei luoghi più incantevoli di quella Toscana che è sì, un po’ da cartolina, ma ugualmente vera e genuina. Siamo nel Chianti, tra filari di viti, tra gli ulivi e le lunghe file di cipressi che costeggiano le strade bianche. Siamo anche in un territorio tra Siena, Firenze ed Arezzo che ha sempre avuto una notevole importanza strategica. La Badia di Coltibuono dall’800 è stata trasformata in fattoria, ma originariamente era un monastero abitato dai Monaci di Vallombrosa, passato evidente dalla struttura architettonica che ancora conserva alcuni tratti medievali. Fortunatamente il suo interno, il refettorio e la cantina, possono ancora essere visitati. La Chiesa, essendo parrocchiale, è aperta per le normali funzioni religiose. Che dire? Se siete da quelle parti non potete perdervi una visita a questo luogo speciale che più dello spirito definirei del cuore. La sacralità dell’ambiente è pervasa anche dalla passione delle sei generazioni che si sono avvicendate alla guida della tenuta. Tutti i membri della famiglia dei proprietari hanno sempre avuto a cuore la conservazione di quel luogo meraviglioso che, come un dono prezioso, è arrivato fino a noi. Come non approfittarne!
BADIA A COLTIBUONO, GAIOLE IN CHIANTI: COME ARRIVARE. La Badia a Coltibuono si trova nel Chianti più o meno alla stessa distanza dalle maggiori città toscane: 62 km da Firenze, 51 da Siena e 48 da Arezzo. Si raggiunge da Firenze percorrendo la A1 in direzione Sud e si esce al Casello Valdarno dove s’imbocca la Strada Statale 408 in direzione Siena fino al bivio per Badia a Coltibuono. Da Siena si prende semplicemente la stessa statale in direzione Gaiole in Chianti-Montevarchi, si arriva al solito bivio e si seguono le indicazioni per la Badia. Anche da Arezzo, si percorre la A1 e si esce al casello Valdarno per proseguire, come già indicato, con la strada Statale.
BADIA A COLTIBUONO: L’INIZIO DELLA STORIA. La storia della Badia a Coltibuono inizia addirittura nel X secolo con un piccolo oratorio dedicato a S. Lorenzo. Le prime notizie certe riguardano comunque la costruzione dell’Abbazia di Coltibuono che avvenne nel 1037 e la successiva consacrazione del 1049. Sarebbe stata fondata dalla famiglia dei Firidolfi dalla quale deriva quella dei Ricasoli, e poi donata a San Giovanni Gualberto, fondatore della congregazione di Vallombrosa. Da alcuni documenti risulta che nel 1115 l’eremo era già in possesso di quest’ordine di monaci che dettero un’impronta fondamentale e caratteristica al luogo. Trovarono due sorgenti d’acqua con le quali sopperire alle esigenze del monastero ma anche irrigare i campi ed i filari di vite. Sembra addirittura che siano stati tra i primi a coltivare il sangiovese! Chissà se se lo sarebbero mai immaginato quei fraticelli, che avrebbero dato il via ad un’attività così importante come la produzione del Chianti. Furono sempre loro a costruire la fantastica cantina, a far affrescare il refettorio, a creare il giardino o orto murato (hortus conclus) ed a prendersi cura dei boschi di abete che circondano l’area. Grazie alle donazioni la Badia di Coltibuono crebbe di importanza tanto da controllarne altre come la Badia Ardenga, l’Abbazia di Spineta ed il Monastero di San Jacopo a Siena. Come si direbbe ai giorni nostri, la Badia di Coltibuono rendeva proprio bene e così dopo essere passata sotto la protezione di Firenze nel 1239, fu data, sempre per usare un termine più attuale, ‘in gestione’ al Cardinale Giovanni de Medici, il futuro Papa Leone X.
DA MONASTERO A FATTORIA: I NUMEROSI PASSAGGI DI PROPRIETA’. Non senza le rimostranze della gente comune, nel 1810 Napoleone decretò l’espulsione di tutti i religiosi dai monasteri. In molti casi riuscirono a ritornare tra le mura dei loro conventi, purtroppo però non fu il caso della Badia a Coltibuono. Dall’espulsione dei frati iniziò infatti a passare in varie mani che non sempre se ne sono occupate nel migliore dei modi. Intanto sembra che a Napoleone ed al suo seguito, di quel Monastero, facesse gola soprattutto la cantina e c’è da dire che è abbastanza difficile dargli torto. Una volta finito il vino, fu trasformata in fattoria ed acquistata da un commerciante, un certo Giovanni Calamai, mentre la Chiesa divenne la parrocchia di quella zona dove rimase un solo un frate a fare il parroco. La gente della zona non era contenta della cacciata dei monaci che, tra le altre cose, erano anche di aiuto per il loro sostentamento e per questo crearono non pochi problemi al Calamai, che alla fine, decise di affittarla a Giovanni Checcacci di Montevarchi. Con la fine dell’avventura Napoleonica anche Giovanni Calamai ne seguì le sorti e indebitato fino al collo pensò bene di indire una lotteria e indovinate un po’? Tra i premi c’era proprio la Badia di Coltibuono. Alla fine, con un ‘tramaccio’ per niente regolare, l’avventuriero Giovanni Giraud ‘casualmente’ si trovò tra le mani il biglietto vincente. E mica la passò liscia! Fu accusato di truffa e per togliersi di mano la patata bollente cercò di venderla il prima possibile. Anche in questo caso l’acquirente fu un personaggio assai particolare, era il Principe Stanislao Poniatowsky, nipote del Re di Polonia. Quando il principe morì, la vedova ed i figli, dilapidarono tutto il patrimonio per finanziare spettacoli ed opere e così, ancora una volta, nel 1846 la Badia fu venduta a Guido Giuntini: finalmente era arrivata in buone mani, quelle che l’avrebbero custodita con la massima cura fino ai giorni nostri.
LA FAMIGLIA PRINETTI STUCCHI: FINALMENTE IN BUONE MANI! Guido Giuntini non era altro che l’antenato degli attuali proprietari della Badia e fu colui che iniziò a far rifiorire quel luogo meraviglioso, che fortunatamente passò indenne anche dalla Seconda Guerra mondiale. Fu proprio dopo il conflitto che Piero Stucchi prese in mano la tenuta e cominciò a trasformarla in quello che è oggi. Iniziò a dedicarsi alla produzione ed alla vendita del Chianti Classico e successivamente anche dell’olio extravergine d’oliva. Anche le generazioni successive hanno dato il loro contributo, come nel caso di Lorenza de Medici che si è dedicata alle ricette dell’antica famiglia alla quale appartiene. Anche la figlia, Emanuela Stucchi Prinetti ha collaborato a molti libri di cucina ma si è dedicata anche al marketing mentre la sorella Paola si è occupata del ristorante. Il Figlio Roberto, invece, è stato l’artefice della conversione al ‘biologico’ dell’azienda e del re-impianto di vigneti autoctoni. Badia a Coltibuono è anche fra i promotori di un evento che ricorda un altro primato della famiglia Stucchi: furono tra i primi a produrre automobili e biciclette ed il grande ciclista Girardengo, nel 1919, vinse il giro d’Italia proprio in sella ad una bici della ‘Stucchi & C’. E così tra le strade bianche del Chianti ogni anno si corre la ‘Corsa ciclistica l’Eroica’, alla quale si partecipa con biciclette vintage: ci sono vari percorsi di lunghezza e difficoltà diverse che vanno dalle ‘passeggiate’ in biciletta a prove più impegnative. L’itinerario tradizionale è composto da ben 209 chilometri: ecco spiegato il nome! Per farli tutto bisogna davvero essere degli eroi. Si svolge ogni anno tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre e anche se non siete ciclisti o se non possedete una bici d’epoca, può essere interessante anche solo assistervi da spettatori.
VISITARE LA BADIA DI COLTIBUONO. E’ proprio grazie alla famiglia Stucchi Pinetti che nei pomeriggi da aprile ad ottobre vengono organizzate visite guidate all’interno dell’ex monastero. Per la Chiesa bisogna informarsi sugli orari delle S. Messe o, con un pizzico di fortuna, sperare di trovarla aperta al di fuori degli orari delle funzioni religiose.
- La chiesa. Si vede già dalla facciata che è la classica chiesa romanica in stile Vallombrosano. Si nota subito l’imponente torre campanaria con una monofora per ogni lato e con la cima aperta ed orlata da merli. Ha una sola navata la cui copertura è costituita da false volte settecentesche decorate da stucchi barocchi, le pareti hanno una copertura realizzata con ciottoli di fiume. Le volte a botte sopra il transetto sono quelle originali ed in questo caso la copertura è costituita da pietra di Alberese. Sopra il transetto c’è una particolare cupola ottagonale che all’esterno è ricoperta da una struttura cilindrica che gli conferisce un aspetto simile ad una pagoda. Sotto l’altare maggiore si trovano le spoglie del Beato Ricasoli che morì nel 1107.
- Il Monastero. Da un portone sulla destra della facciata della Chiesa si accede al Monastero che fu trasformato in residenza di campagna a partire dal 1800. Nonostante i ‘rimaneggiamenti’ si distinguono ancora il chiostro ed il refettorio: adesso il refettorio è un salone elegante dove si tengono feste ed eventi. E’ interessante la storia degli affreschi che ne decorano le pareti: quando i monaci furono costretti a lasciare il Monastero li coprirono con una mano di intonaco in modo da proteggerli da profanazioni o danni di qualsiasi genere. Con gran sorpresa, sono stati riscoperti solo dagli attuali proprietari che hanno pensato bene di riportarli all’antico splendore. In un angolo del refettorio si trova anche la cassaforte del sale. Altro che gioielli e tesori, era il sale ad essere raro e prezioso a quei tempi! E’ proprio per questo che in Toscana il pane è ‘sciocco’: di sale ce n’era davvero poco e costava troppo, era meglio conservarlo in cassaforte che farci il pane! Assolutamente affascinante anche la visita alle cantine medievali dove in grandi botti riposa il Chianti. Sempre sotto terra si trova ‘la biblioteca del vino’ dove, invece che polverosi tomi, sono conservate migliaia di bottiglie, altrettanto polverose ma dal contenuto decisamente più inebriante! Qui si tengono anche ‘degustazioni verticali’. Tranquilli niente acrobazie con il bicchiere in mano, si tratta solo di bere lo stesso vino ma di annate diverse cercando di cogliere le sottili differenze create dal tempo.
- Il giardino. E’ un giardino all’italiana con le splendide siepi di bosso che delineano precise forme geometriche. Sono ancora presenti numerose erbe aromatiche e piante officinali proprio come nell’orto dei frati di Vallombrosa. Al centro c’è una bellissima vasca in pietra serena, materiale utilizzato anche per i sentieri lastricati che percorrono tutto il giardino. Notevole anche il cedro del Llibano alto 20 metri ed il cui tronco raggiunge un diametro di ben 7 metri. Visto le dimensioni monumentali non sarà difficile individuarlo, a lato della Badia.
La Badia a Coltibuono in Chianti è un po’ un ‘Bignami della Toscana’! I Bignami, per voi che siete giovani e quindi avvezzi a wikipedia, erano una serie di libricini che contenevano i riassunti dei romanzi che si dovevano studiare a scuola. Invece di leggere tutta ‘La Divina Commedia’, si leggevano queste sintesi. Era un po’ una scorciatoia, ma magari alla sufficienza ci si arrivava lo stesso! Così sarebbe sicuramente meglio poter girare tutta la Toscana, scoprirne ogni angolo e avventurarsi anche nei percorsi meno scontati. Se però non lo potete fare, Badia a Coltibuono è, indubbiamente, un bel concentrato, una sintesi quasi perfetta. Pensateci bene! Un antico Monastero che custodisce una preziosa cantina colma di bottiglie di Chianti. Ma è anche una fattoria biologica che, unendo tradizione e modernità, produce vino ed olio. Ancora oggi dopo secoli rimane la ‘Badia del buon raccolto’. Coltibuono deriva proprio dal latino ‘cultus boni’ che significa, appunto, buon raccolto. E dove si trova tutto questo? Niente di meno che in quella parte della Toscana che da secoli attira visitatori da tutto il mondo. Ammettetelo, non sentite già anche voi questa forza misteriosa che vi attira? Non provate a resistere, non servirebbe a niente! Partite e basta! In auto, in treno ed anche in biciletta se volete partecipare all’Eroica!