Isola del Giglio
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Isola del Giglio e vacanze significa solo spiagge? Ecco l’immagine sbrigativa che hanno in troppi di questa splendida isola dell’Arcipelago Toscano: si scende dal traghetto a Giglio Porto, si prende la mappa delle spiagge, si può anche decidere di andare dalla parte di là, proprio quella opposta, a Giglio Campese e la sera poi un giro lassù a Giglio Castello che si respira aria di Cinquecento. Non è così: Il Giglio va invece vissuto lentamente, scopriamo insieme cosa vedere all’Isola del Giglio.
Capre, si tratta di capre. Lasciate perdere l’immagine dolce ed intrigante dell’Isola che si chiama come il fiore della magica Firenze, date un calcio al romanticismo floreale, qui si tratta di capre. Il greco classico le chiamava 'Aigylion', il latino ha ripreso il termine in 'Igilium', poi la cosa è arrivata a noi foneticamente intatta, senza la traduzione: Isola del Giglio ovvero Isola delle Capre. Se sentite belare in giro, cercate di capire… siete a casa loro!
L’Isola del Giglio è parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, frastagliate le coste e di natura montuosa ha la sua massima sommità nel Poggio della Pagana (496 mt s.l.m), quindi le cime dei Castellucci (ca 470 mt s.l.m.). Clima dolcissimo, sull’isola piove davvero poco, non più di 330 mm l’anno, ma, altra caratteristica, tira un venticello pressochè costante.
Quindi… vediamo… come arrivare all’Isola del Giglio…. da Porto S. Stefano ci avete messo un’ora circa con il traghetto, siete scesi a Giglio Porto, c’è il sole, voi avete voglia di spiagge. Capito.
LE SPIAGGE PRINCIPALI SONO QUATTRO. La prima è Cala dell’Arenella, meno di 3 Km a nord del Porto, una mezz’ora a piedi, pochi minuti in auto o in bus, con quest’ultimo, discesa a Monticello, per arrivarci i dieci minuti a piedi ve li fate lo stesso. Spiaggia bellissima ma un po’ stretta, forse la più piccola dell’isola, davanti a voi avete l’Argentario, lato cala Moresca… o cala Piccola… mah, me lo sono sempre chiesto. Bella sabbia rosata ma se prendete un piccolo sentiero li in fondo in pochi minuti ecco “la Caletta”, piccola e bella insenatura di rocce lisce.
Solo venti minuti a piedi da Giglio Porto questa volta verso sud, in auto è una pacchia, e siete a Cala delle Cannelle, spiaggia di sabbia chiara, più ampia della precedente, anche questa molto bella, talvolta decisamente popolata. Da Cala delle Cannelle, ombrellone sotto il braccio, infilate il sentiero a piedi che va verso sud e vi porta in circa venti minuti a piedi a Cala delle Caldane. Il posto si chiama così perché ci fa molto caldo, è raggiungibile solo a piedi o dal mare, spiaggia di quarzo davvero suggestiva, secondo una speciale classifica di Legambiente è la quinta spiaggia d’Italia per la sua bellezza. Il sentiero che porta alle Caldane è a picco sul mare, decisamente pericoloso, specialmente se avete con voi il pupo è da evitare. Fate così: andiamo a Campese.
Giglio Campese è il sito turistico per eccellenza: l’Isola del Giglio è vacanze, è mare se la foto ricordo parla anche di Campese. Da Giglio Porto sono circa 9 km verso Campese, in auto la strada vi fa attraversare l’Isola, punta verso Giglio Castello e, poco dopo averne trovato la deviazione ed aver proseguito oltre, ecco che per un attimo non si vede il mare, è una sensazione strana, vi trovate nella macchia mediterranea, più in là un vigneto, siete saliti in quota, siete davvero al mare? Siete davvero su un’isola? O siete persi in un affascinante deserto? Un attimo solo, poi la strada scende, ecco ancora il blu lì in fondo, poi i tornanti, andate giù, siete a Campese. Qui tutto parla della vostra vacanza, della vostra voglia di spiaggia, e quella di Campese è la più grande dell’isola, sabbiosa e dolce a dispetto della montagna che incombe alle vostre spalle. La bella insenatura che la ospita si fa delimitare ad ovest dal classico faraglione che emerge imperioso dal mare (Punta Faraglione appunto), ad est dalla torre medicea chiamata, ma guarda un po’, Torre Campese.
Avete la cartina dell’Isola del Giglio? Oltre alle spiagge di gran nome la costa gigliese raccoglie almeno un centinaio di altri toponimi dedicati a calle, piccole insenature, piccoli faraglioni, promontori e raggruppamenti di scogli particolarmente accattivanti. Sono posti dove potete arrivare solo via mare oppure vivendo una delle specialità dell’isola: il trekking. Il Giglio 'contiene' una fitta trama di percorsi interni, oltre 24 km, è la vera rete di transito dell’isola, quella che vi porta davvero ovunque.
Arrivare a Cala del Saracino, uno dei molti punti dell’isola dove sbarcarono i saraceni, è facile, si trova a fianco di Giglio Porto, ma arrivare nella meravigliosa Cala dell’Allume, situata nella parte sud-occidentale dell’isola, così come nella Cala del Corvo, (entrambe a piedi da Campese), oppure a Cala degli Sparavieri, è questione di una camminata: è così che si raggiungono al Giglio dei posti davvero unici.
Da Giglio Porto dovete assolutamente fare un salto, verso sud, a Punta Capo Marino, più in giù ancora Punta Torricella, Cala Cupa e e Cala del Morto sono a nord. Tenete conto che sulle bellissime coste dell’Isola del Giglio c’è Cala Salto del Cane, talmente stretta che un cane ci salta da una parte all’altra, Punta Gesso, chiara come il gesso, La Donzella, scoglio che assomiglia ad una giovane donna, tre scogli che sembrano tre grandi saponi fanno Cala dei Saponi, uno scoglio a forma di mela si chiama La Mela. Provate ad immaginare chi ci stava in Cala Lazzareto e vi lascio cercare lo scoglio a forma di tamburo (Il Tamburo), quello a forma di stivale (Lo Stivale) e quello a forma di zampa di gatto (indovinate un po’?).
AVETE LA MAPPA DEI SENTIERI IN MANO? Ottimo, allora puntate verso sud fino al suo estremo: Punta di Capel Rosso; per arrivarci passate accanto al faro edificato nel 1883, ancora poco avanti fino alle scogliere, un posto meraviglioso, voi e la natura, pace e sapori incandescenti di sale, di mare. Quiete. Dal faro se volete c’è un sentiero a destra che punta verso il mare, non so se ci si riesce ad entrare dagli scogli, non ci sono andato lì sotto: fatemi sapere.
Cale e calette, arrivi con imbarcazioni, mare incantevole anzi trasparente, fondali puliti, facile intuire che l’Isola del Giglio è patria del Diving. Subacquei di tutti i tipi e livelli qui avete da perdervi nella vostra passione, le gorgonie gialle, rosse e bianche che colorano le pareti sottomarine, poi cernie, aragoste, murene sui fondali, spugne anemoni e spirografi ancora attaccati alle rocce, tonni, barracuda, dentici, pesci luna e moltissime altre specie che si fanno avvicinare nelle profondità. Isola del Giglio è diving, organizzatevi, ci sono almeno una mezza dozzina di centri diving fra Porto e Campese. Avete fatto il check-dive, avete l’accordo con il buddy, scelto il best-mix, pronti per il run-time. Buona immersione.
Appassionati di bouldering? Per chi non lo sapesse il bouldering è l’arrampicata a mani nude sulle rocce, una ascesa breve (dai 3 ai 6/7 a seconda della difficoltà) ma molto impegnativa dal punto di vista tecnico con regole precise di salita. L’Isola del Giglio è meta degli appassionati di questa specialità, si può praticare in diversi punti sparsi qua e là anche se il più celebre è sul sentiero che esce dalla strada che da Giglio Porto va a Castello e si dirige verso Punta Fenaio.
L’ISOLA DEL GIGLIO FU ABITATA FIN DALLìETA' DELLA PIETRA. Sono gli etruschi i primi che ne fanno, probabilmente, un punto strategico di controllo militare ma sono i romani che le danno splendore e vitalità, numerosi sono i resti della civiltà latina sull’isola a partire dai resti della Villa della famiglia dei Domizi Enobarbi. L’isola è addirittura citata in un’opera di Giulio Cesare, il De Bello Civilii, e soprattutto nella narrazione di un poeta e politico romano Claudio Rutilio Namaziano che, fuggendo da Roma devastata dai Goti (siamo intorno al 415 d.C.) racconta dell’isola che invece si salvò ed ospitò molti fuggitivi: 'Eminus Igilii silvosa cacumina miro. Quam fraudare nefas laudis...'.
L’isola entra nel giro che conta quando Carlo Magno, siamo nel 805 d.C., la regala alla Abbazia delle Tre Fontane, una istituzione che rappresenta un punto di snodo nella storia di mezza Toscana, da qui passa agli Aldobrandeschi, quindi fino agli Orsini ed al Comune di Perugia. Nel 1206 l’Isola del Giglio entra a far parte dei domini di Pisa che ne reggerà le sorti fino al 1406. Firenze prende l’isola sotto di se nel 1448, segue però l’invasione di Alfonso d’Aragona e la proprietà ai senesi Piccolomini. Tristemente celebre l’assalto del pirata Barbarossa Khair ed Din che fece strage e deportazione dei suoi abitanti nel 1544. Finalmente la tortuosa storia di dominazioni di questa piccola isola termina con il passaggio definitivo ai Medici nel 1558. Da qui in poi la storia dell’isola ritorna ad essere scandita dai continui attacchi dei saraceni. La Rocca del Giglio nella bellissima Giglio Castello è primo protagonista delle durissime difese a questi continui assalti.
Volete toccarla con mano tutta questa storia? La respirate nelle Torri di guardia sparse qua e là per l’isola, in alcune cisterne romane ancora visitabili ma il tratto si fa davvero intenso fra le mura ed i torrioni di Giglio Castello, dentro la Rocca antica, scrutando fra le feritoie il mare pare di veder arrivare i pirati, passeggiando fra i vicoli stretti e le viuzze, nel labirinto di stradine adornate di stupendi poggioli si sente parlare il medioevo, visitando la Chiesa di S. Pietro Apostolo si ritrovano i tratti pisani ed i pregi dell’ampliamento del Secolo XVIII.
Giglio Castello era già borgo nel X Secolo, la Rocca venne definitivamente edificata dai pisani nel Trecento, ristrutturata fra il 1595 ed il 1623 ad opera di architetti militari, oggi è davvero una perla di Toscana, un Borgo murato imperdibile nel vostro itinerario.
Vi siete guardate bene intorno? Avete notato che molti dei pendii gigliesi sono 'terrazzati', la tecnica per ricavare terreno da agricoltura in collina/montagna è stata molto usata in questa isola. I terrazzi, il loro nome al Giglio è 'greppe', sono stati poi abbandonati quando l’attività estrattiva prima e poi quella turistica hanno dato altri stimoli economici alla popolazione. Le greppe sono state riprese in questi ultimi anni per moltiplicare la produzione del vigneto tipico dell’isola del Giglio: l’Ansonaco. Questo vino, che viene qui prodotto mantenendo grande fedeltà alla tradizione, è forse il più antico riferimento enogastronomico dell’Isola del Giglio ma, tanto per mettere anche qualcosa sotto i denti, guardiamo ad altra straordinaria specialità: il Panficato, un dolce la cui ricetta risale addirittura al Cinquecento. Fatto con i frutti tipici dell’isola, fichi ed uva, vista la netta somiglianza con il panforte si pensa siano stati i senesi emigrati nell’isola a portare in tavola il primo panficato. Vale la pena vivere l’Isola del Giglio anche dal punto di vista enogastronomico, provate con il Panficato ma andate in giro a scovare i 'totani ripieni', gli spaghetti al sugo di patelle (un mollusco molto particolare) e, tanto per ricordare anche i tanti immigrati liguri accolti qui secoli addietro, le olive sotto pesto.
Le località che compongono l’isola sono tre (Porto, Castello, Campese) ed ovviamente, nella migliore tradizione campanilistica toscana, i santi protettori sono tre e le feste sono tre. A metà settembre festeggia Giglio Castello il suo San Mamiliano, qui c’è anche il Palio dei Somari dove la contesa è fra le quattro contrade del Castello: Centro, Cisterna, Casamatta, Rocca. E’ anche la festa di fine estate perché nel frattempo a Giglio Porto il 10 agosto si è svolta la Festa di San Lorenzo con tanto di Palio Marinaro, si sfidano i tre rioni del Porto: Chiesa, Moletto, Saraceno. Il 16 agosto era stata la volta di Campese con la Festa per San Rocco, con affondamento della corona in onore alle vittime del mare, la sagra del totano e, nel nome della tradizione, la esibizione della bellissima quadriglia del Giglio.
Avete visto quante cose ha per voi il Giglio? Insomma, ne vale la pena. Ci vediamo li.