Pitigliano
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Su Pitigliano, immagini se ne trovano ovunque: tutte le volte che avete cercato borghi suggestivi vi sarete sicuramente imbattuti su questa località e, del resto, il colpo d’occhio sul grande masso tufaceo che sostiene Pitigliano la piccola città toscana è impressionate, una cartolina che è scontato trovare nelle migliore raccolte.
Già per questo, visitare Pitigliano e dintorni è un passaggio obbligato: dopo il tufo c’è il bianco di Pitigliano, che non è un marmo pregiato ma un ottimo vino, il rito secolare della Torciata di San Giuseppe, la Sinagoga di Pitigliano, le vie cave di Pitigliano, il Castello di Pitigliano e così via.
Cosa vedere a Pitigliano è dunque l’ultimo dei problemi ma, innanzi tutto… questa Pitigliano dove si trova? Situata nell’angolo più orientale della Provincia di Grosseto, a 60 chilometri dalle più note e belle spiagge e ad una quarantina dal lago di Bolsena in territorio laziale, la città di Pitigliano sembra un po’ nascondersi laggiù, nel sud della Maremma toscana, dove questa diventa più selvaggia ed affascinante.
Certo, l’essere appoggiata sopra un burrone di tufo quasi in piena continuità fra la roccia e le case, ne fa già un posto meraviglioso ma, prima di darvi i nostri consigli su cosa visitare a Pitigliano, vi vorremmo far fare un salto nella sua storia.
Il borgo di Pitigliano è etrusco ma forse, ancor prima, neolitico: ad ogni modo il nome gli è stato dato dalla romana Gens Petilia che qui mise radici. Il suo basso medioevo è legato, fino al 1290, alla casata degli Aldobrandeschi ma, sulla rocca in bella vista fin giù dalla strada, c’è il Palazzo Orsini, dal nome della famiglia che gli ha dato invece splendore e dominio, al punto che la Contea di Pitigliano diventò sede episcopale a scapito della vicina Sovana.
Pitigliano è Toscana a tutti gli effetti, quindi, campanile fra i campanili, non accettò mai le lusinghe della vicina Siena ma gli Orsini, nel 1574, si dovettero piegare ai fiorentini Medici, cedendo la Fortezza di Pitigliano, si dice a fronte del pagamento di un debito.
Nel 1604 questo meraviglioso borgo della Toscana venne annesso definitivamente al Granducato di Toscana di Ferdinando I de Medici. Da quel momento però non tutto girò per il verso giusto e Pitigliano perse potere e vanto e dovette aspettare che arrivasse quasi la metà del Settecento, quando in Toscana salirono al potere i Lorena (1737), per rivedere fasti, feste ed il rifiorire delle attività economiche.
Visitare Pitigliano è tutto questo ma c’è anche una cosa di più, un pezzo di storia singolare che ha dato alla bella cittadina l’appellativo di Pitigliano Piccola Gerusalemme. Fino alla fine del Quattrocento erano molte le piccole comunità ebraiche sparse nel territorio della Maremma, la più corposa proprio a Pitigliano. Negli anni quest’ultima si ingrandì accogliendo ebrei in fuga dalle persecuzioni nello Stato Pontificio (1555 – 1569) e nello stesso granducato di Toscana (1570-1571).
La Comunità ebraica pitiglianese crebbe tanto da erigere, nel 1589, la Sinagoga di Pitigliano dedicata al Rabbino Leone di Sabato. Il quartiere ebraico, il Ghetto, si estese al punto da rappresentare il centro nevralgico della cittadina. La cosa fu grande esempio di convivenza pacifica e positiva fra diverse fedi religiose al punto che, nel 1799, fu la maggioranza cristiana pitiglianese ad insorgere e per scacciare i soldati anti-francesi che, occupata Pitigliano, volevano perpetrare persecuzioni contro gli ebrei locali.
Facciamo allora due passi dentro tutta questa storia! Saliamo fin sopra le sue mura del Cinquecento in Piazza Petruccioli ed entriamo a Pitigliano dalla Porta Est, quella con tanto di stemma degli Orsini scolpito sul suo vertice. La passeggiata porta da qui alle due piazze principali: nella prima, Piazza della Repubblica, lasciate perdere le due belle fontane ai lati ed andate direttamente verso il rinascimentale Palazzo Orsini di Pitigliano, che domina tutta la vista. Entrateci, andate in giro per le tantissime stanze e, quando sarete stanchi degli alti e bassi, di porte e scalini e avrete finito di immaginare come si viveva lì dentro nei tempi andati e quanti cortigiani vi han ceduto il passo a dame infiorate (cose che in Toscana si fanno di borgo in borgo fino allo sfinimento), portatevi verso il Museo di Arte Sacra: la Madonna con Bambino (ad 1410) di Jacopo della Quercia che vi hanno fatto studiare a scuola è più vicina di quanto pensiate!
Sul lato del Palazzo Orsini andate a toccare da vicino i quindici grandi archi, due maggiori e tredici minori, che avrete notato dalla strada in basso, pensando fosse chissà quale opera di fortificazione o di devozione. E invece no, è l’acquedotto Mediceo fatto costruire da uno degli Orsini - tale Gian Francesco - tra il 1543 ed il 1545. Molto bello.
Se siete affascinati da Pitigliano e dai suoi monumenti, procedete lungo il corso verso Piazza Gregorio VII, piazza angusta, sovrastata sulla sinistra dal Duomo barocco del Cinquecento ed in fronte a voi dal Monumento alla Progenie Orsina del 1490.
Se avete in testa l’idea che la storia bisogna respirarla a pieni polmoni, sentirne il lascito sotto le dita, allora forse avete compreso qualcosa in più dei borghi della Toscana e, nel caso della nostra Pitigliano, andate avanti di buon passeggio dalla Piazza Gregorio VII verso i quartieri più occidentali. Entrate nel rione Capisotto, fra scalinate medioevali e piccoli pertugi, archi e piccoli vicoli, tutto in pietra, sapore di tufo e di Maremma, quella di quegli anni, degli Aldobrandeschi o Orsini che fossero, perché anche le vie in questo angolo pitiglianese richiamano i nomi di quelle casate. In fondo al rione Capisotto, là dove le vie antiche si ritrovano, c’è la Chiesa di S. Maria, la più antica di Pitigliano (secolo XIII), tre navate su pianta a trapezio e qualche modifica strutturale intervenuta fino al Cinquecento.
Adesso tornate indietro dalla strada bassa, siete in Via Zuccarelli e siete entrati nell’altro quartiere storico, il Ghetto ebraico, il cuore della Piccola Gerusalemme Toscana, dove trovate la Sinagoga di Pitigliano, il forno delle azzime, il cimitero ebraico, botteghe e vani spesso costruiti direttamente dentro la roccia di tufo, a volte forse già dai tempi etruschi.
Pitigliano è città del tufo ma anche del Bianco di Pitigliano doc perché i vigneti che vedete nelle campagne circostanti sono la base di uno dei pochi vini bianchi di Toscana che possono contrastare lo strapotere dei grandi vini rossi di questa terra.
Il Bianco di Pitigliano è un DOC, il cui disciplinare parla di uve di Trebbiano e Chardonnay, arriva a 12° di volume alcolico e si presenta con il colore classico giallo paglierino, al palato è elegantino con diverse piacevoli note fruttate ed un finale decisamente minerale.
Da provare, magari durante il Settembre diVino, la festa del vino di Pitigliano, giornate di “cantine aperte” che si svolgono la prima settimana di settembre nel centro del borgo.
Se vi state chiedendo il motivo per cui da queste parte si utilizza spesso l'espressione “giù per le cantine”, eccovi la risposta: esiste anche una Pitigliano città sotterranea! E’ un dedalo di locali piccoli e grandi scavati nella roccia sotterranea, spesso esito di vani che già erano stati ricavati scavando il tufo molti secoli prima, ad esempio stalle, tombe etrusche, antiche case e granai sotterranei. Il primo locale della tipica cantina pitiglianese è il "cellaro", poi arriva una profonda gola scavata nel tufo dove contenere le botti, il bottaio.
Fra le feste locali fatevi il nodo al fazzoletto per la Torciata di San Giuseppe di Pitigliano. Nata moltissimi secoli fa, si dice fin dal tempo degli etruschi, come rito propiziatorio dell’arrivo della Primavera, la Torciata è stata resa rito cristiano durante il periodo medioevale e gli è stato attribuito il giorno di San Giuseppe. La sera dell’equinozio di Primavera un gruppo di pitiglianesi in abiti tipici, i torciatori, salgono verso la piazza preceduti dalla statua di San Giuseppe ed appiccano il fuoco ad un immenso falò. Le fiamme salgono al cielo ed illuminano la nuova buona stagione.
Visitare Pitigliano, come potete vedere, ha mille sapori ed uno in particolare: lo Sfratto. Dolce tipico pitiglianese a base di noci,miele, scorza di arancia e noce moscata avvolte in una morbida sfoglia, lo Sfratto del Goym è uno dei dolci più noti della località grossetana e ci riporta alla tradizione ebraica.
La storia racconta dei molti ebrei che, per sfuggire alle persecuzioni di Cosimo II de Medici che voleva rinchiuderli nei ghetti solo di alcune grandi città, si rifugiarono nella Maremma. Questo dolce nacque quindi per rappresentare gli ebrei cacciati dalle proprie case dai gendarmi dei Medici che, proprio con un bastone chiamato appunto “sfratto”, battevano sulla porta delle abitazioni comandando venissero abbandonate dagli ebrei residenti. La commistione di gusti e tradizioni dei toscanacci maremmani e degli ebrei che li raggiunsero, ha creato altre pietanze tipiche di Pitigliano, come lo stufato di manzo, patate e pomodoro chiamato la “tegamata”, la minestra con le lenticchie chiamata “la minestra di Esaù” ed il risotto con i carciofi.
Una notizia meno piacevole a questo punto è d’obbligo: la comunità ebraica di Pitigliano si è praticamente estinta durante le persecuzioni italiane degli anni trenta. I cittadini di origine ebrea sono stati infatti trasferiti nelle grandi città toscane e speriamo solo lì… Avevano resistito a secoli di storia travagliata ma purtroppo nulla hanno potuto contro la furia e la pazzia del nostro civilissimo Novecento.
Abbiamo assaggiato anche il sapore della storia, abbiamo capito cosa fare a Pitigliano, ora diamoci tre destinazioni da vedere nei dintorni di Pitigliano. Tre è un numero che fa sempre bella figura e ce lo teniamo, però le destinazioni possibili sarebbero molte di più!
“Dintorni di Pitigliano numero uno” sono le Vie Cave di Pitigliano. Veri e propri canyon scavati nel tufo, si trovano appena sotto il paese: sono quindici, profonde anche venti metri, larghe tre o quattro, lunghe centinaia e percorrerle lascia una sensazione speciale. Non si sa a cosa servissero queste gole alle antiche popolazioni che le scavarono: riti sacrificali? Vie di fuga o di difesa? Una di queste, la Fratenuti, ci porta in direzione di Sovana, bellissima piccola località a soli otto chilometri da Pitigliano, un vero trekking segnato sulle cartine dei trekking della Toscana.
“Dintorni di Pitigliano imperdibile numero due” è Sovana. Visitare Sovana ne vale davvero la pena! incantevole piccolo borgo con un suo Castello, il Duomo ed il Parco Archeologico Città del Tufo è una necropoli etrusca imperdibile.
Una segnalazione a se merita però il “numero tre”, ovvero il Museo Archeologico all’aperto Alberto Manzi, che si divide in tre sezioni: etruschi, civiltà ebraica e civiltà contadina. Questo percorso didattico si muove fra reperti archeologici e riconduzioni alla storia, percorsi di conoscenza e isole di antichità. Un’idea così particolare e così semplice che rende il contatto con il territorio e la sua storia intuitivo e piacevole.
Visitare Pitigliano è stata una avventura meravigliosa? Castelli, storia, vino e dolcetti, storie di persecuzioni e di fasti, di piccoli viottoli in pietra e di burroni… Ma se volete vivere davvero questa Maremma fate due chiacchiere con la gente del posto, fatevi accompagnare e raccontare: respirate la Toscana.