Cetona
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Il Comune di Cetona sta lì in fondo, sud-est estremo della Toscana, provincia di Siena, 90 km dal capoluogo, solo 60 da Perugia e 45 da Orvieto, un triangolo che è la foto di Cetona e del centro-Italia medioevale e rappresenta anche il cosa vedere a Cetona: un triangolo che ci parla di conventi e di castelli, di piazze, di San Francesco, di cappa e spada e, alla fine, si arriva sempre lì, Firenze medicea. Siena ed Orvieto si contesero Cetona ed il suo castello a lungo: dal 1207 fu di proprietà del conte Ildebrandino fino a che, verso la metà del Duecento, la spuntarono gli umbri. Cetona passò poi ancora sotto il dominio perugino ma nel 1418 fu conquistata nelle sue scorribande da un noto condottiero dell’epoca: Braccio da Montone.
Nome vero di questo ‘Braccio’ è Andrea Fortebraccio, perugino, gran e noto condottiero alla bisogna ma anche buon affarista, perché Cetona il Braccio mica se la fece soffiare via come aveva fatto lui con gli altri! La vendette infatti a Siena per 9.000 fiorini. La Repubblica senese ebbe in gran considerazione Cetona: mura fortificate, porte e torri sono di quell’epoca (1458) e se la tenne cara per un bel po’ di anni fino a che non arrivò uno Sforza decaduto, Mario di Santa Flora, che se la conquistò con le armi e la consegnò immediatamente e servilmente al grande Cosimo I de Medici, primo Granduca, personaggino che quando giri la Toscana spunta sempre da qualche parte. Non sappiamo quanto fu gradita la conquista e quanto il Cosimo andò pazzo di Cetona ma si sa che, nel 1557, la regalò ad un suo generale dal nome imbarazzante, tale Gianluigi Vitelli detto Chiappino. E finalmente ci siamo arrivati perché questa cosa è importante per il paesino in questione.
Dal 1558 Chiappino Vitelli diede impulso alla città di Cetona realizzando molte opere e quello che vedete oggi a Cetona lo si deve molto a lui, soprattutto ciò che ancora oggi è il simbolo della cittadina senese: la grande, bellissima e sproporzionata piazza lastricata che vi accoglie al vostro ingresso, oggi Piazza Garibaldi.
Per rispondere anche alla domanda ‘a Cetona cosa vedere?’ dovete, prima di entrare in questa piazza, sapere come andò a finire la storia. Cetona rimase medicea e fiorentina, nel 1772 divenne Comune aggregandosi a Sarteano e nel 1840 acquisì propria autonomia comunale; in verità ci sarebbero altre due storie da raccontare, una risale a 40.000 anni prima e l’altra ad un altro condottiero, Giuseppe Garibaldi, ma questi pezzi di Cetona ce li raccontiamo passeggiandoci dentro.
Visitare Cetona significa muoversi fra le belle vie tutte lastricate del centro storico compiendo un giro quasi completo intorno alla Rocca, dove però non potrete entrare. Indispettiti? Sbagliato, perché si tratta di un altro tratto caratteristico di questo paesino. La Rocca infatti è un residence privato categoria Luxury e in realtà tutta Cetona è attraversata dal brivido del lusso e del turismo internazionale. Fin dagli anni Sessanta è stata infatti meta del turismo d’elite e, se passeggiando per le piazze di Cetona riconoscerete qualche vip beh… è proprio lui. Capitani d’industria, politici, personalità della moda e professionisti affermatissimi hanno scelto come residenza o come luogo per la seconda casa proprio Cetona. Hanno acquistato ville e ristrutturato rustici, realizzando in questo paesino piccoli gioielli in un gioiello. Sono sorti poi residence esclusivi e sono state occupate e restituite al loro splendore case del centro storico. Ville e palazzi d’epoca a Cetona sono infatti spesso riservati a queste oasi di pace e tranquillità per i turisti più esigenti. Perché? La splendida cittadina del senese, oltre ad essere nella lista dei ‘Borghi più Belli d’Italia’ e Bandiera Arancione TCI, domina, da una collina alle pendici del monte che porta il suo nome, e dai suoi soli 390 mt s.l.m., una bellissima zona collinare armoniosa e rilassante. Cetona (Siena) è esattamente a quasi due ore di strada sia da Firenze che da Roma: cosa può volere di più uno strenuo amante dell’Italia e delle sue bellezze?
Allora, siamo in piazza, quella grande, anzi grandissima e bellissima, e ci siete sicuramente arrivati dalla parte opposta rispetto a come l’aveva pensata il Chiappino e non vi si sta a spiegare il perché: è tutto un panegirico di progetti urbanistici sostanzialmente e definitivamente vanificati, anche dopo liti secolari fra Signori e Vescovi sulla realizzazione in piazza di quello e di quell’altro, dalla costruzione della strada proveniente da Sarteano nel 1873. Sulla sinistra vedete la chiesa di S. Michele Arcangelo al Trivio: la sua base è del 1155 ma le opere interne degne di nota del Trecento e del Cinquecento; sul fondo della Piazza la bellissima fontana in travertino e la torre cilindrica del Rivellino. Quest’ultima è del XVI ed era collegata alla terza cinta di mura di Cetona. Posti da vedere a Cetona ce ne sono ma puntano tutti in salita ed è proprio superando una bella gradinata che si arriva alla Collegiata, preziosa chiesa del Trecento che è cresciuta con il tempo, tempi lunghi, ovvero nei tre secoli successivi. Per questo non vi può stupire che la particolarità della Collegiata sia proprio la sua miscellanea di stili: il portone romanico e le finestre gotiche, ad esempio. Al suo interno opere del Quattrocento e Cinquecento e, fra queste, una Madonna Assunta attribuita a Bernardino di Betto Betti, meglio conosciuto come ‘Pinturicchio’ (1454 -1513).
Si diceva delle splendide ville di Cetona, due su tutte le meravigliose Villa La Palazzina a Villa La Vagnola-Parco Terrosi. La prima offre una bellissima veduta sulle colline dei dintorni ed una passeggiata nel grande parco e fra i giardini pensili, la seconda nei suoi quindici ettari di parco ha anche un anfiteatro da duecento posti. Per visitare le ville bisogna fare la fila all’ufficio del turismo del Comune di Cetona, Villa Vagnola è disponibile in estate solo quattro giorni secondo le disposizioni del suo proprietario: il noto stilista Valentino.
Avete fatto il giro fra le viuzze ed i vicoli di Cetona, siete abbagliati dalla splendida vista di cui avete goduto da mura e terrazzi e siete tornati in Piazza Garibaldi chiedendovi perché la piazza di Chiappino dovesse essere intitolata all’Eroe dei Due Mondi? Ve lo siete chiesti si o no? Ci pagano per dirvelo e quindi in tutti i casi beccatevi questa: Garibaldi fece di Cetona sua sede e rifugio in un periodo molto difficile della sua attività di condottiero per l’Unità d’Italia.
‘Bell’alba sorgeva il 17 luglio 1849 preceduta da notte alquanto burrascosa e non senza pioggia. Declinava il mio sonno abituato a cessare al mattutino apparire della luce e forte una voce concitata mi chiamava dalla strada sottostante alle finestre; balzo dal letto, corro, mi affaccio; gli era il Sergente di guardia del picchetto civico, designato alla vigilanza della notte che mi avvertiva giungere il General Garibaldi a Cetona con tutte le sue genti. Immediatamente indossate le vestimenta discendo nella Piazza Grande…’ ‘Chi siete voi’ mi si addimanda, ‘Il Tenente della Guardia Civica’ soggiungo, ‘Vi son gli austriaci?’ ‘No per fortuna’ ‘Ce lo asserite positivamente?’ ‘Si fermamente sulla mia parol d’onore’… Questo è il testo dell’inizio di un libro stampato nel 1859 dalle Tipografie Mariani di Firenze intitolato ‘Garibaldi a Cetona – Racconto storico’ scritto da Pietro Terrosi, il cui cognome non è casuale richiami quello della Villa Vagnoli. Il libro racconta, con l’affascinate stile della sua epoca denso di richiami retorici e vocaboli quasi scomparsi, del Garibaldi che si ferma a Cetona nel 1849, mentre si ritira dalla capitolazione della Seconda Repubblica Romana. Il Generale pose infatti qui il suo quartiere generale provvisorio e Cetona ricorda il suo passaggio su diversi palazzi, dove ne trovate le insegne, ma se invece quello che vi piace è il libro di cui avete letto quel breve passo poche righe fa allora cercate che con un po’ di pazienza e forse lo troverete già digitalizzato anche sul web.
Ecco allora qui raccontata una delle due storie che mancava, l’altra ci accompagna invece nel sistema museale di Cetona e dintorni, perché a Cetona una volta c’era il mare.
Andiamo indietro di circa 225 milioni di anni e dove c’è ora Cetona c’era laguna. Poi con il passare dei secoli arriviamo fino a 3 milioni di anni fa ed il Monte Cetona è finalmente un’isola (ecco perché ancora oggi si trovano molti fossili a Cetona). Le successive emersioni e frantumazioni delle placche di travertino diedero origine ad una serie di grotte che diventarono residenza dei primi uomini rintracciati nel centro Italia. Accadde nella futura Cetona, nel Paleolitco Medio, ovvero quasi 50.000 anni fa. A documento di tutto questo oggi si può visitare il Parco archeologico naturalistico e Archeodromo di Belvedere. Fuori da Cetona, ai piedi del Monte fra le foreste di larici, potrete visitare 25 grotte preistoriche collegate naturalmente fra di loro, che custodiscono i segni evidenti del passaggio dell’uomo insieme a vasi, utensili e monili. Nell’Archeodromo una guida vi accompagnerà fra ricostruzioni di villaggi dell’Età del Bronzo e altre applicazioni dirette a far sentire il visitatore un po’ Indiana Jones ed un po’ Livingstone. Il Museo in questione però è collegato ad un altro che avete già visto nella piazza principale, quella grandissima, accanto alla fontana nel Palazzo Comunale già Palazzo Minutelli, all’imbocco di Via Roma: Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona. Qui trovate davvero tutto sull’uomo di Neanderthal, questo qui però è puro cetonese.
Visto che siamo andati nei dintorni di Cetona visitando Belvedere e le grotte forse siete passati vicino a Camposervoli, borgo fortificato risalente ad epoca etrusca e rafforzato nelle successive. Lo avrete visto che si stagliava nel cielo? Avete goduto di cotanta visione? Bene, allora andate avanti che tanto è chiuso al pubblico perché ora è un residence di lusso ma, se avete sogni e disponibilità economiche nel cassetto, concedetevelo. Lì vicino, un po’ più ad est, c’è anche la località cetonese di Piazze, il bello di questo piccolo paesino non è, per una volta, una qualche monumentale costruzione o rudimento storico ma la sola genuina possibilità di vivere intimamente la delicata e soffice sensazione dell’immersione totale nelle dolcissime colline senesi.
Il Comune di Cetona ha iscritto la propria cittadina alla Associazione Nazionale Città dell’Olio ed alla Associazione Nazionale Città del Vino. Il vino di Cetona è riconducibile alla miglior tradizione del sangiovese toscano, Chianti in testa, degustazioni in cantina per i palati fini. L’olio di Cetona si è riservato anche una gran festa; si svolge fra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Si chiama ‘Sul filo dell’Olio’ e accorpa in se la tradizione culinaria con quella dello spettacolo e dei laboratori tematici artigianali, tutto nel nome dell’olio di Cetona e del suo marchio DOP Terre di Siena.
L’escursione nel gusto cetonese non si ferma a vino e olio. E’ da segnalare infatti anche la pasta, i cosiddetti Pici e i pastrignocchi, e poi il Cuculo, un biscotto semplicissimo a base di uova, latte e scorza di limone la cui caratteristica principale è proprio il nome: veniva mangiato come spuntino nel duro lavoro di campagna durante il pomeriggio, quando il cuculo comincia a cantare. Originario di Piazze e Camposervoli è invece il Bico, cibo povero, una focaccia a base di acqua, farina e poco altro che si arricchiva proprio di altri ingredienti se e solo se si arricchiva la dispensa di casa.
A Cetona far festa è un must! C’è infatti anche ‘Cetona in fiore’: ogni anno verso gli ultimi giorni di aprile, la Piazza è infiorata e sono organizzate visite ai bellissimi parchi delle ville e dei giardini cetonesi, quindi laboratori e corsi di cucina. Festa, festa, festa.
Chi di voi si ricorda di Padre Eligio, il confessore e padre spirituale del Milan negli anni Settanta, quel frate tanto vip e molto chiacchierato, modaiolo e festaiolo, grande amico del super campione Gianni Rivera? E’ stata una figura almeno caratteristica dell’Italia di quegli anni. Molti di quelli che oggi hanno i capelli bianchi si stanno chiedendo che fine ha fatto quel frate un po’ strano. Beh, Padre Eligio è a Cetona, dove ha fondato Mondo X, comunità di recupero per tossicodipendenti. Due strutture d’epoca di Cetona sono state affidate, invece che alla realizzazione di un residence di lusso, a lui ed alla sua opera comunitaria e sono il Convento di San Francesco del 1212 e l’eremo di S. Maria in Belvedere fondato nel Trecento.
Se andate per Cetona e fate come vi si dice da queste parti vuol dire che in questo paese davvero ci volete entrare dentro… allora parlate con la gente del posto e chiedete vi racconti la storia di Piero Carbonetti. Vi diranno di un tipo che, vestito da garibaldino, suonava in piazza il suo tamburo di latta, aveva lo sguardo e le pretese da vecchio socialista, niente di buono per la Cetona del primo Novecento, un rivoluzionario o un bonaccione un po’ arrabbiato. Dormiva sotto le stelle ed alle mamme piaceva facesse paura ai piccini che dicevano loro di fare i bravi ‘o chiamo il Carbonetti che ti porta via’. Chiedete, chiedete e cercate di scovare gli Statuti cinquecenteschi di Cetona: troverete leggi bizzarre scritte all’epoca, norme che facevano funzionare il paese e che dicevano ad esempio ‘niuna persona dica ad altra persona parole ingiuriose cioè ladro, ladra, Homocida, falso, cornuto, puttana, troia, ruffiana, ribaldo, ladroncello, od altre simili sotto la pena di lire quattro…’ se invece le ingiurie di cui sopra venivano cantate o messe in rima la pena era di lire venticinque. L’arte costa. Attenzione perché ‘Nissun porco possi andare per la terra di Cetona e suoi borghi vagabondo, pena al padrone di esso di soldi dieci…’. Un cavallo invece sì?
Bene, adesso che avete capito davvero cosa è Cetona in Toscana, chiudete gli occhi ed ascoltate con tutti i sensi il trepidante sapore delle Terre di Siena.