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Il drago di Santa Fiora
Guido Sforza di Santa Fiora, oggi bellissimo borgo grossetano a nord-ovest della Riserva del Pigelleto, era un amministratore illuminato. Siamo nella seconda metà del Quattrocento ed il Cavaliere aveva ereditato più un problema che un privilegio dalla sua casata che si era insediata solo pochi anni prima sotto il Monte Amiata, in quel di Santa Fiora appunto. Guido Sforza però se l'era cavata bene, ottima la sua politica con i vicini, era diventato pure amicone del Papa: con il tempo aveva concesso ai suoi sudditi uno ‘Statuto di governo' e difeso le terre del borgo da potenti invasori, Borgia in testa. Non diventò però famoso ed amato per questo ma per ben altra impresa.
Tutto infatti procedeva bene, ma i contadini e la gente del contado lamentavano una presenza lugubre fra i boschi. Un drago cattivo e sanguinario infestava le campagne, corpi di contadini, frati e boscaioli venivano ritrovati squarciati, così come di mucche ed altri animali: il ‘cifero serpente', così chiamato all'epoca, mieteva le sue vittime. La quiete era perduta e le cronache del Quattrocento in questo senso sono chiare, altro che favoletta!
Correva l'anno 1488 ed il Guido, temerario signore e cavaliere di codeste terre, si inoltrò nel bosco alla caccia del drago in questione, lo affrontò e lo sconfisse, gli tagliò la testa e la portò al suo Borgo. Metà del cranio del terribile drago la spedì per ringraziamento di cotanta impresa a Santa Trinità dei Monti a Roma e l'altra metà la fece racchiudere in una teca nel Convento dei frati di SS. Trinità di Selva dove tutt'oggi la potete trovare.
Qualcuno di voi non crede ai draghi? Non siete i soli ‘miscredenti'. Il cranio in questione fu comunque, dal Cinquecento in poi, oggetto di culto per gli abitanti della zona ma gli studiosi, in particolare nell'Ottocento, continuarono ad arrovellarsi sul fatto se fosse o no un drago quello ucciso da Guido Sforza. La risposta parve arrivare solo nella seconda metà del Novecento ad opera di un super esperto mondiale di coccodrilli: l'americano John Thorbjarnarson.
Thorbjarnarson si interessò alla questione di Santa Fiora e diede il suo verdetto: il cranio in questione sarebbe di un coccodrillo del Nilo. Gli scettici e miscredenti della leggenda del drago sarebbero serviti se non fosse che lo studioso di Boston, scomparso nel 2010 a seguito della malaria contratta in uno dei suoi viaggi di studio in India, non ha saputo spiegare cosa ci facesse sul finire del Quattrocento un coccodrillo del Nilo dalle parti di Santa Fiora.
La leggenda del drago di Santa Fiora quindi sopravvive tutt'oggi e la teca con il suo cranio di ‘drago' è proprio lì, sui passi più curiosi e fantastici del vostro tour in Toscana.
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