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Guido d'Arezzo e l'invenzione della musica
A Talla e dintorni non hanno dubbi: è nato proprio nel loro piccolo paesino in provincia di Arezzo, intorno al 922 d.C., l'inventore del rigo musicale, l'inventore delle stesse note e quindi del modo moderno di scrivere, leggere e suonare la musica. Il nome del rivoluzionario inventore, il monaco pomposiano Guido d'Arezzo, non lascerebbe scampo, ma la sua natività se la sono contesa in molti. Se però venite a Talla, vi portano orgogliosi in località La Castellaccia, dove trovate la casa natale del monaco benedettino e soprattutto visitate un notevole Museo della Musica che è anche centro di documentazione sulla musica medievale. Nel Museo trovate strumenti antichi, testimonianze e tracce delle prime ‘composizioni' con le note.
Guido Monaco (non dubitate, è sempre lui!) mise in piedi tutto il sistema per ovviare alla sua scarsa capacità di far veramente capire ai suoi confratelli i canoni musicali del tempo: prima pensò al rigo musicale per tracciare i toni e poi passò alle note il cui nome trasse dalla prima sillaba del capoverso di un inno liturgico dedicato a San Giovanni. Il testo del canto faceva infatti così: Ut queant laxis / Resonare fibris / Mira gestorum/ Famuli tuorum / Solve poluti / Labii reatum / Sancte Iohannes. Per quelli che non padroneggiano il latino il testo dice: ‘Affinchè i servi possano cantare a corde distese le meraviglie delle tue gesta, sciogli il difetto sul labbro debole, San Giovanni'.
Guido d'Arezzo prese forse la sua ispirazione per questa grande innovazione frequentando il ‘Colle del Pionta' - oggi sito archeologico assolutamente da includere nella visita alla città di Arezzo – che, intorno all'anno Mille, era fervido centro culturale. Era chiamato anche ‘Scuola della Cattedrale' perché lì si approfondivano studi architettonici, giuridici, filosofici, teologici ed appunto musicali.
Il Guido comunque non fece tutta la ‘scala', come avrete notato, le note da lui riportate sono solo sei, ne manca una: del resto, ai suoi tempi, i Canti gregoriani non utilizzavano il ‘settimo grado' detto anche ‘sensibile'… insomma, il monaco non aveva il problema dei Beatles e di Jimi Hendrix! La settima nota verrà introdotta nel 1482 da Bartolomeo Ramis, la chiamerà ‘SI' per rispetto al metodo del nostro Guido, ‘SI' come Sancte Iohannes, l'ultimo verso dell'inno di cui sopra. Più screanzato con Guido d'Arezzo sarà nel Seicento un certo Giovan Battista Doni, che sostituì il nome della prima nota ‘Ut' con il ‘Do' preso dalla prima sillaba del suo cognome. Tutt'oggi c'è una corrente musicale che spinge per tornare a ‘Ut'. Problemi…
Se seguite questa traccia tutta musicale vi trovate quindi a Talla, patria del pentagramma (in verità all'inizio era un tetragramma ma tant'è…), bel paesino della Foresta del Casentino, centro etrusco con sito archeologico visitabile, ma soprattutto terra d'origine di questo Guido che inventò quello che tutt'oggi è l'unico linguaggio comune a tutta l'umanità. Un'ultima curiosità: il paese di Talla nel 1860, quando fu il tempo di votare il referendum per l'ingresso nel regno Sabaudo e costituire il successivo regno d'Italia, votò ampliamente contro: ‘qui si fa la musica ma non l'Italia' potremmo dire parafrasando il Garibaldi. Giusto così, le grandi rivoluzioni non le possono mica fare tutte a Talla!
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